Nella determinazione della convenienza economica di un’utile aziendale, bisogna considerare diversi fattori
Prima di tutto volevo fare un veloce richiamo sulla determinazione dell’utile netto. Questo è la risultante della differenza tra i ricavi ed i costi di gestione, al netto delle imposte di esercizio.
Fatta questa breve premessa, si può affermare che la prima valutazione da effettuare riguarda la capacità dell’utile d’esercizio di remunerare il capitale proprio investito dall’imprenditore. Avrà qualche volta sentito parlare di un indicatore di redditività chiamato R.O.E. (Return of Equity), che definisce appunto la capacità dell’utile netto di remunerare il capitale proprio. Per valutare in prima istanza la convenienza di un’attività economica di un impresa, nella prassi, si confronta il R.O.E. con un investimento alternativo come ad esempio un B.O.T. a 5/10 anni. Quindi se prendiamo ad esempio un B.O.T. decennale con un rendimento annuo del 2%, l’utile dell’attività dovrà almeno essere pari a questo valore.
A ciò è giustamente ipotizzabile aggiungere un ulteriore mark-up che giustifichi il rischio d’impresa ovvero l’ipotesi di non riuscire a sostenere gli impegni economici, finanziari che si susseguono nel corse della vita aziendale con il conseguente fallimento dell’attività. L’entità di suddetto valore è molto soggettivo per semplicità potremmo ipotizzare di utilizzare come parametro di riferimento un valore (ragionevole) superiore allo stipendio annuale di un farmacista dipendente.
Quindi volendo riportare un esempio numerico per un farmacia con un solo titolare:
Fatturato farmacia: 2.000.000,00
Utile netto: 40.000,00 (2% del fatturato)
Rischio d’impresa: 80.000,00 (4% del fatturato)
Quindi per dare un senso in termini di convenienza economica, la farmacia dell’esempio riferimento dovrà generare una redditività almeno del 6%.
Sperando di aver risposto in maniera esauriente alla sua domanda le invio i miei
Saluti
Claudio Sica