La previsione della neutralità fiscale anche per le cessioni d’azienda (come previsto dalla normativa fiscale vigente nei casi di conferimento di azienda in società) era contenuta nella c.d. “legge delega fiscale”.
Sono stati però emanati vari decreti legislativi di attuazione dei principi contenuti nella legge stessa, ma non quello, unitamente ad altri, della detta neutralità fiscale.
Si è trattato probabilmente di una precisa scelta governativa, anche perché la legge delega prevedeva che il principio dovesse essere attuato “ove possibile” e perciò è ragionevole pensare che non sia rivelato in realtà “possibile”, e quindi alla fine dei giochi non è stato nei fatti inserito in nessun decreto delegato.
Peraltro, i termini di legge per l’emanazione di ulteriori decreti legislativi di attuazione sono ormai scaduti, per cui l’unico modo per introdurre l’agevolazione in esame è quello di prevederlo in un’autonoma disposizione normativa, che non faccia però riferimento alla legge-delega.
Ma le condizioni del nostro bilancio non consentono verosimilmente di prevedere “sconti” di tipo diverso da quelli già proposti dalla Legge di Stabilità 2016, come l’abolizione della TASI sulla prima casa e la riduzione dell’IRES, l’imposta dovuta dalle società di capitali, dal 27,5% al 24%.
Del resto, come forse anche Lei saprà, l’ammontare complessivo di deduzioni, detrazioni, crediti d’imposta, bonus, ecc., attualmente riconosciuti a ricchi e poveri, ammonta quasi a 200 miliardi ed è qui che il legislatore sta intervenendo e interverrà prossimamente a scapito soprattutto dei ricchi.
In questo quadro, per concludere, non è facile prevedere ripensamenti in tempi brevi riguardanti la neutralità fiscale della cessione di azienda, anche se gli indirizzi politici (e la connessa produzione normativa), proprio come le classi dirigenti, possono cambiare o modificare le loro scelte di fondo, nelle quali potrebbero trovar posto – chissà – anche interventi come quello che Lei comprensibilmente auspica.